[Sc@ffale] Alessandro Marini, “Bertolucci. Il cinema, la letteratura. Il caso ‘Prima della rivoluzione’”

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 di Matteo Pollone

Senza dubbio “Prima della rivoluzione” è un film chiave nella carriera di Bertolucci e un’opera tra le più significative del cinema italiano degli anni Sessanta. Spesso oscurato dai grandi successi che il regista inanellerà negli anni successivi, “Prima della rivoluzione” (1964) rimane però una delle opere più rappresentative dell’autore, e sicuramente una delle più riuscite. Al secondo film, infatti, Bertolucci si libera dal peso ingombrante di Pasolini che gravava sull’opera d’esordio, “La commare secca”, e, attraverso una vicenda dai toni autobiografici, sembra scegliere come modello di riferimento esplicito Jean-Luc Godard. La tensione tra la sperimentazione narrativo-formale e il racconto intimista immerso in luoghi noti (la nativa Parma) si risolve in un’opera fertile, complessa, degna d’attenzione quanto – se non di più – i film provocatori e le superproduzioni successive che consacreranno definitivamente il regista. A pochi mesi di distanza dalla più recente pubblicazione dedicata a Bertolucci, il bel volume curato da Giorgio De Vincenti per Marsilio (che a sua volta seguiva di poco l’uscita di un altro volume Marsilio, la massiccia monografia curata da Adriano Aprà in occasione dell’omaggio al regista nel corso della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro del 2011), ad occuparsi con profondità e intelligenza di “Prima della rivoluzione” è ora Alessandro Marini, professore di letteratura e cinema italiani presso il Dipartimento di Lingue Romanze dell’Università Palaký di Olomuc. Il corposo saggio (268 pagine), pubblicato da Falsopiano, è intitolato “Bertolucci. Il cinema, la letteratura. Il caso ‘Prima della rivoluzione'”.

Come appare evidente fin dal titolo, l’approccio di Marini è in linea con la cattedra che lo studioso occupa nell’ateneo della Repubblica Ceca: il volume compie infatti una ricognizione estremamente precisa dei referenti letterari che scorrono esplicitamente e implicitamente all’interno del film di Bertolucci. Naturalmente il primo è Stendhal, la cui “Certosa di Parma” si palesa come riferimento fin dai nomi propri dei protagonisti, che corrispondono a quelli del romanzo. Contrariamente agli autori di molte pubblicazioni di questo tipo, Marini non cerca un’impossibile completezza, riempiendo il suo libro di preamboli e capitoli introduttivi sulla figura del regista o sul contesto culturale e cinematografico dell’epoca, bensì, dopo una breve introduzione, entra immediatamente nel merito di ciò che gli interessa ricostruire e rintracciare rispetto a un’opera così complessa come “Prima della rivoluzione”. Chiaramente, il volume non presenta uno studio di tipo compilativo, una semplice ricognizione sulle influenze letterarie di Bertolucci. L’approccio metodologico di Marini si rivela al contrario estremamente fertile e profondo, accostando a quella che avrebbe potuto risolversi in una semplice perlustrazione contenutistica un’acuta analisi stilistica, con un’attenzione specifica per alcune sequenze particolarmente dense ed eloquenti.

Un libro stratificato, dunque, in cui tutto però si tiene perfettamente. Per Marini, infatti, il referente letterario non è mai semplice omaggio, ma entra nel vivo della narrazione e della rappresentazione: è questo punto fermo a rendere il saggio così compatto e riuscito. L’augurio è quello che Falsopiano, casa editrice dall’identità un po’ incerta, talvolta facilmente aperta a pubblicazioni dal peso scientifico sinceramente discutibile, persegua su una linea che da qualche anno la rende invece più accorta, meno azzardata. Questo volume ne è una prova e speriamo che possa rappresentare un esempio.

Per saperne di più:
Alessandro Marini, “Bertolucci, il cinema, la letteratura. Il caso ‘Prima della rivoluzione’”, Alessandria, Edizioni Falsopiano, 2012, 268 pp.

Editore Falsopiano

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