[Sc@ffale libri/DVD] “To Dazzle the Eye and Stir the Heart The Red Lantern. Nazimova and the Boxer Rebellion”

art4_2014 di Cristina Colet

Il restauro di “Red Lantern” (di Alberto Capellani, 1919), curato dal Royal Belgian Film Archive e proposto in DVD in questa edizione del 2012, corredata da un volume di approfondimento, si presenta come un autentico “viaggio a ritroso nel tempo” per andare a riscoprire l’atmosfera e la tipologia di spettacolo, offerta il 4 maggio 1919 agli spettatori che assisterono alla prima del film presso il teatro Rivoli di New York.
Da un lato il volume vuole ripercorrere il periodo storico in cui il film è ambientato, la rivolta Boxer occorsa in Cina nel 1900, inquadrando la presenza di stranieri sul suolo cinese e spiegando i motivi che hanno spinto i ribelli a organizzarsi contro le potenze straniere; dall’altro si concentra sul film, sull’interpretazione dell’attrice, Alla Nazimova, nel duplice ruolo di Mahlee, la giovane euroasiatica intrappolata nella scomoda posizione di “meticcio” né cinese, né occidentale (rifiutata da entrambe le parti), e di Blanche il suo “doppio” occidentale, che avrà la meglio sul giovane Andrew, figlio dei missionari da cui Mahlee è stata indottrinata alla fede cristiana, e di cui si innamora non ricambiata poiché di un’altra razza.

Il tema centrale nel film è la questione della razza e l’impossibilità per occidentali e orientali di creare legami duraturi, come riecheggia nell’incipit del poema di Rudyard Kipling, “The Ballad of East and West” (1895), che Mahlee legge al convalescente Andrew, rimasto vittima di uno scontro con i ribelli Boxer: ‘Oh, East is East, and West is West, and never the twain shall meet…’.

Lo Yellow Peril, il Pericolo giallo, era un tema piuttosto dibattuto in quegli anni in Occidente che ebbe ripercussioni non solo di natura sociologica, ma vide l’affermarsi di veri e propri casi letterari (e successivamente cinematografici), uno su tutti, la diabolica figura del Dr. Fu Manchu. Uscito dalla penna di Sax Rohmer nel 1911, incarnava tutte le fobie che l’Occidente nutriva nei confronti dei cinesi, in particolare nella minacciosa intenzione del Dr. Fu Manchu di creare un ibrido, metà orientale e metà occidentale, che potesse sovrastare le potenze occidentali e metterle in ginocchio. Fantasie che interessarono anche il fumetto, con la fortunata serie di Flash Gordon, e di Shang-chi, entrambi personaggi Marvell; quest’ultimo, fu l’unico a riuscire nella difficile impresa di sconfiggere il Dr. Fu Manchu, suo padre.

Se, come accennato, molti film dell’epoca affrontano lo spettro dei “musi gialli” (termine che partire dal XX° secolo interesserà non solo in cinesi, ma gli asiatici in generale), ritraendoli come uomini sporchi, privi di scrupoli, pronti a depredare le ricchezze occidentali, o mettendoli in ridicolo, relegandoli sempre nel ruolo di lavandai e servitori, altri si rivelano delle eccezioni, come “Broken Blossom” (di D.W. Griffith, USA 1919) che rivisita il tema dello Yellow Peril, proponendo con il personaggio di Chen Huan (Richard Barthelmess) un cinese più aggraziato (e dunque poco virile), ma non minaccioso come nei precedenti casi (si pensi a Long Sin, antagonista del serial “The Exploits of Elaine” del 1916 e il successore Wu Fang in “The Perils of Pauline” del 1919) che, nel film di Griffith, a differenza del libro da cui è tratto (“The Chink and the Child” di Thomas Burke del 1916), cerca di vendicare la giovane Lucy senza approfittarne. “Red Lantern” si pone come via di mezzo dei precedenti casi. Adattamento del libro “The Red Lantern: Being the Story of the Goddess of the Red Lantern Light” (1911) di Edith Werry, il film esce nelle sale nel giorno di un’altra rivolta cinese, il movimento del 4 maggio 1919 (scaturito, come gesto di protesta, contro il trattato di Versailles che consegnava in mano ai giapponesi i territori cinesi dello Shandong per i quali la Cina si era impegnata a combattere la prima guerra mondiale).
“Red Lantern” ripropone l’idea di ibrido, avanzata dal diabolico Dr. Fu Manchu, con le incantevoli sembianze di Nazimova/Mahlee, ragazza sinoamericana rifiutata dal padre poiché ha la pelle scura, e dalla nonna, che pure la alleva, per i suoi piedi sproporzionati, rispetto a quelli delle donne cinesi, sottoposti per secoli al rito del bendaggio. Pur cercando di adattarsi all’Occidente e alla religione cristiana, di cui diviene fervente devota, tanto da assumere su di sé le sembianze della Madonna, riproposta in un ritratto, Mahlee viene rifiutata per le sue origini e si appresta ad accettare la proposta del diabolico dr. Wang (che sembra riproporre la carrellata di antagonisti cinematografici dal Dr. Fu Manchu in poi), appoggiando la causa Boxer per cacciare gli occidentali dalla Cina.
Mahlee, un po’ come Chen Huan in “Broken Blossom”, non ha nulla di diabolico o malvagio; suo malgrado, però, deve sopportare il rifiuto e cerca di promuovere la causa Boxer per sentirsi parte di un gruppo e di una realtà, dando così un nome alla sua ambigua identità. Diventare la dea delle lanterne rosse che incita i ribelli alla causa è il suo modo per sentirsi parte della comunità cinese.
Il film, prodotto dalla Metro Pictures Corporation, si pone come via di mezzo rispetto a quanto già accennato, poiché propone il tema del pericolo giallo con una nuova chiave di lettura. Pur mantenendo gli antagonisti diaboloci, come il dr. Wang (anch’egli come Fu Manchu è un medico, in linea con l’idea detentore della conoscenza scientifica e manipolatore della razza umana), al contempo, lascia emergere personaggi fragili e delicati, come Mahlee, vittima della crudeltà razziale che cerca, invano, il proprio posto nel mondo (a tal proposito, i fiori che Mahlee intreccia fra i capelli in una scena del film sono il simbolo di quella purezza e fragilità).
Se “Red Lantern” cerca di fare un’analisi sociale più approfondita rispetto alle tesi precedenti, presentando le difficoltà di una giovane, figlia di entrambe le culture, Occidentale e Orientale, ed esempio di rifiuto e mancata integrazione, è pur vero che ripropone una serie di stereotipi che offuscano la civiltà cinese, relegandola a una cultura folcloristica e molto superstiziosa.
È il caso della tradizione dei piedi bendati (decaduta nel 1905 per volere dell’Imperatrice Cixi) che attraversa tutta la storia, o la presenza di altarini votivi nelle case per il culto degli antenati, così come l’attenzione posta sul timore della nonna di Mahlee di non essere accolta dagli dei, poiché la nipote è priva dei requisiti necessari per accedere al paradiso celeste (i piedi di loto, risultato del bendaggio).
Come molti altri film, inoltre, i personaggi cinesi di rilievo sono affidati ad attori occidentali che, con l’uso di un trucco apposito, cercavano di assumere le sembianze del caso. Molte le polemiche da parte del pubblico cinese che osteggiò questo come molti altri film dell’epoca che ritraevano una Cina diversa dalla realtà.
“Red Lantern” fu introdotto nei diversi teatri americani da uno spettacolo cinese che faceva da corollario e che “trasportava” lo spettatore nell’atmosfera orientale che il film si proponeva di rievocare. Brevi filmati “di viaggio” girati dall’American Mutoscope, che propongono battaglie all’epoca della rivolta Boxer, girati della Città Proibita, e altri scorci più o meno autentici (non lo sono i film con le esecuzioni) della Cina e della sua civiltà. Il DVD, in questa edizione della Cinematek, ripropone nei contenuti extra un “percorso cinese” fatto di stralci di pièce teatrali, ouverture ispirate alla Cina, così come una comica dell’epoca, “The Chinaman” (Max and David Fleischer, 1920), o film di viaggio che cercano di ricreare l’atmosfera di uno spettacolo tipico dell’epoca. Nelle altre sezioni si può trovare un approfondimento sull’attrice ‘of a thousand moods’, come veniva definita dalle pubbblicià di lancio del film dell’epoca, Alla Nazimova, con una particolare attenzione sul sobrio stile recitativo che la caratterizza in quegli anni, rispetto alla stravaganza e all’eccesso per cui si contraddistinguerà nei film successivi, in particolare a seguito della collaborazione con Natacha Rambova.

Questa edizione vuole fornire allo spettatore contemporaneo gli strumenti necessari per comprendere le motivazioni della pellicola, dell’ambientazione storica, attraverso una ricostruzione filologica di uno spettacolo “tipo” dell’epoca. Nel volume è, inoltre, presente una sezione dedicata al restauro condotto a partire dal 1996 su una copia originale in nitrato donata dal Gosfilmofond di Mosca al Royal Belgian Film Archive, discorrendo ampiamente sul lavoro di ricostruzione di alcuni dialoghi mancanti nella pellicola donata, che sono stati rinseriti, sia grazie a uno lavoro di ricerca sulla sceneggiatura, sia grazie a una lista di cartigli presenti presso la Cinema-Television Library della University of South California. Nel 2012, in occasione della proiezione con sonorizzazione dal vivo del film, curata dalla Cinematek, è stato organizzato un convegno che ha proposto i temi, in seguito trattati nel volume.

Per saperne di più:

Cinémathèque royale de Belgique

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