[Report@ge] Firenze: Chroma. Giornata di studi sull’immagine a colori tra cinema e media

This film was restored by Lobster Films, Groupama Gan Foundation for Cinema and Technicolor Foundation for Cinema Heritage

di Redazione

Il 18 settembre 2013 l’Università degli studi di Firenze ha ospitato Chroma: giornata di studi sull’immagine a colori tra cinema e media, un evento nato dall’idea di far dialogare studiosi e tecnici di formazione storica e tecnica, al fine di offrire uno sguardo poliedrico su un tema importante per il panorama mediale contemporaneo: quello del colore. Ideato da Walter Arrighetti (tecnico di post-produzione della Technicolor Creative Services), Federico Pierotti (storico del cinema dell’Università di Firenze) e Alessandro Rizzi (esperto in sistemi informatici applicati all’immagine, Università di Milano), Chroma è stato organizzato in collaborazione con il Gruppo del Colore – Associazione Italiana del Colore (che nei due giorni successivi si è riunita, sempre a Firenze, per il suo meeting annuale), la Fondazione Sistema Toscana Mediateca Regionale e il Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze. I lavori sono stati suddivisi in quattro sessioni molto dense.
La prima sessione, dedicata all’estetica cinematografica del colore, è stata aperta da una lecture di estremo interesse tenuta da José Moure, nella quale lo studioso della Université Paris I Panthéon Sorbonne ha proposto una carrellata di diversi modi di utilizzare il colore nel quadro del cinema della modernità, evidenziando le scelte di tutti quegli autori che sono stati attratti dalla tentazione del colore senza colore, ovvero dalla possibilità di sottoporre il colore a strategie estetiche di contenimento e di riduzione. Di seguito, l’intervento di Luca Venzi (Università di Siena) ha messo a fuoco il caso di Carmelo Bene, un vero e proprio unicum nella storia del cinema, che nei suoi film ha utilizzato il colore come elemento di attrazione e di astrazione, in grado di dissolvere la rappresentazione.
La seconda sessione ha ampliato il campo di osservazione dal cinema agli altri media. È stata aperta dallo studioso inglese Richard Misek (University of Kent), autore di uno dei più approfonditi libri sul colore nel cinema (Chromatic Cinema, 2010), che in questa occasione ha proposto una nuova apertura sull’uso e il ruolo del colore nelle immagini cosmiche degli archivi della NASA, svelando una frontiera ancora interamente da esplorare. Altrettanto interessante si rivela lo studio intermediale del colore, come hanno mostrato i due successivi interventi. Quello di Paola Valentini, storica del cinema e dei media all’Università di Firenze, ha ricostruito i fattori tecnologici, politici e culturali della lenta e tortuosa transizione al colore della televisione italiana negli anni Settanta. Elena Gipponi, studiosa della IULM, ha mostrato i tempi e i modi di penetrazione del colore nel cinema amatoriale e nel film di famiglia, evidenziando non solo la precocità del fenomeno (attestato fin dagli anni Trenta), ma anche i bisogni condivisi e i desideri sociali che agiscono da stimolo alla conversione tecnologica.
Le due sessioni pomeridiane hanno posto l’accento sugli aspetti tecnici del. Walter Arrighetti e Gabriele Peloso (colorist free-lance attivo a Londra) hanno illustrato i presupposti teorici e tecnici della color correction attraverso interessanti esemplificazioni live. Il quarto focus della giornata è stato dedicato al restauro. Alessandro Rizzi ha presentato “un approccio percettivo al restauro del colore” basato su un sistema informatico, già sperimentato per alcuni film, che ambisce a equilibrare digitalmente i valori cromatici di immagini decadute. Rossella Catanese si è soffermata sul restauro degli inserti colorati di Ballet mécanique, progetto cui lei stessa ha preso parte all’EYE Film Institute di Amsterdam: un caso di studio davvero esemplare non solo per l’importanza del film di Léger, ma anche per le questioni filologiche, metodologiche e operative che esso solleva, come la studiosa ha ben messo in evidenza. A completare il quadro di un pomeriggio forse un po’ troppo denso di interventi – a discapito di un dibattito che avrebbe meritato maggiore spazio – Christine Fernandez-Maloigne (Commission Internationale de l’Éclairage) e Alberto Di Cintio (Università di Firenze), che hanno sintetizzato rispettivamente la storia delle tecniche di riproduzione cromatica e quella del colore nel cinema di architettura. In serata l’evento si è concluso al Teatro del Sale, dove, dopo la cena all’insegna della tradizione dello chef Fabio Picchi, è stata proiettata una selezione di film di famiglia a colori dell’archivio bolognese di Home Movies, quasi a trasformare in cerimonia collettiva una vecchia tradizione da dopocena familiare. Gran finale pirotecnico con la versione colorata restaurata di Le voyage dans la lune di Méliès.

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