Sezione Video

In questo spazio pubblichiamo video che riproducono film o frammenti della Cineteca dell’AIRSC
caricati sul nostro Canale YouTube

___

Emilio Ghione
IL TRIANGOLO GIALLO
Tiber Film, Roma 1917

 di e con Emilio Ghione (Za la Mort)
Visto di censura 1° ottobre 1917
Altri interpreti:
Kally Sambucini (Za la Vie), Olga Virgili (Carmencita), J. Matsumoto (il giapponese), Léonie Laporte (Comare Margot), Alfredo Martinelli (Enriquez)

Il serial è diviso in quattro puntate:
I. I cavalieri del Triangolo
(prima visione romana 27 dicembre 1917)
II. Acqua che parla
(prima visione romana 7 gennaio 1918)
III. Il mattone insanguinato
(prima visione romana 14 gennaio 1918)
IV. La rivincita di Za
(prima visione romana 20 gennaio 1918)

«La sinossi del primo serial diretto da Ghione è desunta da una brochure in lingua spagnola […].*

Suddivideremo la trama rispettando le puntate. Sarà inserita anche la descrizione del solo frammento superstite del serial, con didascalie in italiano, che corrisponde a una parte della seconda puntata.

I. I cavalieri del Triangolo 
Carmencita e Pablo sono i capi di una banda organizzata di malfattori chiamata Triangolo Giallo. Sono ladri ‘dai guanti bianchi’, con modi raffinati e una certa cultura, così da poter frequentare la buona società nella quale selezionare le loro vittime. Carmencita sta cenando in un ristorante alla moda con alcuni suoi compagni, quando le viene l’idea di andare a trascorrere la nottata al Cabaret della Pepinière, centro di riunione di ladri e apache. Una volta arrivati a destinazione il gruppo di eleganti rappresenta una nota di sorpresa per quella riunione e gli sguardi e i commenti abbondano. Carmencita vuole vedere i balli tipici degli apache, ma poiché il famoso Za la Mort, capo della banda, è assente, nessuno osa farlo. Una volta arrivati Za la Mort e Za la Vie, Pablo per soddisfare il capriccio di Carmencita vuole comprare l’apache perché balli con lei uno di “quei balli da canaglie propri degli frequentatori abituali della Taverna della Pepinière. Za non è uno di quelli che si vendono per un pugno di monete” [tra virgolette alte è riportato il testo tradotto tratto dalla brochure citata e d’ora in poi contrassegnato da “br.”] e utilizza la banconota per accendersi una sigaretta. Chiama Za la Vie e cominciano a danzare una mazurka, suonata “languidamente da due degli apache provvisti di fisarmonica. Carmencita sente come mai nella sua vita il disprezzo per la sua condizione e la sua bellezza di donna e giura a se stessa che si sarebbe vendicata dello sfacciato Za, che indifferente ai suoi sguardi di odio continua a ballare con Za la Vie la danza cadenzata conosciuta fra loro con il nome di Chaloupée” (br.). L’offesa subita da Carmencita ferisce l’orgoglio dei cavalieri del Triangolo ed è l’inizio di una vendetta “nata nella mente di quella donna che ha ai suoi ordini gli audaci avventurieri ingaggiati nelle fila […] del crimine…” (br.). “Al Triangolo Giallo non manca l’audacia per delinquere, ma poiché è da tempo che la polizia segue le sue tracce, è necessario sviarne l’attenzione e questo è il piano che di comune accordo adottano Carmencita e Pablo. Za la Mort è un uomo dai dubbi costumi, antico ospite delle carceri di Parigi e qualche sospetto su di lui basta per incolparlo. Il piano è ben escogitato e quando quella notte Za torna a casa, incrociando sul Pont-Neuf alcuni sconosciuti che inseguono una povera ragazza, la quale, supplicante chiede l’aiuto di Za, questo non dubita un momento nel prestarglielo, ingaggiando una lotta con i vagabondi. Il berretto di Za rotola per terra nella lotta e la giovane, seguendo le istruzioni che ha ricevuto, se ne impossessa. Quando Za si scuote i vestiti dopo il tafferuglio, nota la mancanza del berretto, ma pensa che gli sia caduto nel fiume. Pochi giorni dopo quel fatto, la polizia entra al Cabaret della Pepinière in cerca di Za. La coscienza di costui è tranquilla e non teme nulla da quella visita, nonostante i suoi compagni siano preoccupati per lui e gli consiglino di fuggire; lui nobilmente li tranquillizza, ma quando si trova in pericolo, tenta di scappare; però le porte sono sorvegliate, e sebbene riesca a staccarsi dalle guardie che lo conducono e a spegnere la luce della taverna, non riesce guadagnare la strada e sulla porta viene di nuovo arrestato e condotto davanti al commissario che, dopo averlo interrogato, dà ordine di incarcerarlo nonostante lui si proclami innocente, raccontando di essere stato a casa con la compagna Za la Vie nell’ora in cui si consumava il furto. Quando gli presentano il suo berretto, trovato in fondo alla cassaforte, Za la Mort dice di aver notato la sparizione dello stesso durante il tafferuglio al Pont-Neuf. Vedendosi ingiustamente accusato, Za la Mort giura di vendicarsi di quelli che usano il suo nome per le loro malefatte, e comincia a pensare a un piano per fuggire e castigare i nemici. L’agente segreto Phillips, incaricato di indagare sul fatto per mancanza di prove, medita di aiutare Za la Mort a fuggire per seguirlo e scoprire se sia in effetti colpevole. Za riceve in carcere l’avviso dai suoi amici assieme agli utensili necessari per la fuga. Un pomeriggio al calar del sole, si arrampica su una corda cercando di raggiungere la terrazza del carcere, ma i guardiani, non informati del piano, sparano al fuggitivo. Il detective, pentito, vorrebbe arrestare Za, ma è tardi, perché questi a rischio della sua vita si lancia in aria sui fili del telefono e quando si trova sopra al fiume, un guardiano gli spara e l’apache cade in acqua. Le ricerche risultano inutili, Za è dato per morto…” (br.).

II. Acqua che parla
“Il corpo di Za, trasportato per molti chilometri dalla Senna, viene depositato su una riva. Alcuni impiegati del circo Barzum, situato in una piccola città nei dintorni di Parigi, portano i cavalli a bere al fiume e lo trovano. Capiscono che non è morto e lo portano al circo per curarlo. Il proprietario gli chiede chi sia e Za risponde: ‘Non so, forse sono uno che torna alla vita’, e alla sua richiesta di rimanere, Za viene accolto nel circo” (br.). Poiché è un abile cavallerizzo dopo pochi giorni debutta con uno spettacolo di equitazione intitolato “Cosacco Rey delle notti Siberiane” (br.). Il circo lascia la città e si dirige a Parigi. Za è eccitato al pensiero che si sta avvicinando ai suoi nemici ignari, che lo credono morto. Una sera Carmencita e i suoi compagni del Triangolo Giallo assistono a uno spettacolo del circo; dopo il numero equestre Za si presenta vestito da pagliaccio durante l’intermezzo comico con in mano un cartello sul quale si legge a caratteri cubitali il suo nome di battaglia: “Za la Mort”. Carmencita si accorge che quel pagliaccio che tutti applaudono è Za la Mort. Za vista la reazione di Carmencita crede di aver riconosciuto in lei la stessa donna del Pepinière, la sua nemica, e manda un biglietto a uno dei suoi compagni. Scrive anche a Za la Vie dicendole di non essere morto, e di raggiungerlo al circo chiedendo del ‘cosacco’. La sorpresa per Za la Vie è grande “e uno slancio di tenerezza gli fa comparire la gentile figura del suo compagno, amico inseparabile di pene e fatica e la nostalgia del suo amore inonda la sua anima dolorante…” (br.). Za la Vie una volta al circo si ritrova faccia a faccia con Za “che la stringe nelle sue braccia in un pazzo slancio di passione” (br.). Za le racconta della fuga, del lavoro al circo e di come è già sulle tracce di Carmencita, con il proposito di vendicarsi; chiede a Za la Vie di presentarsi a Carmencita come cameriera, per procurarsi quante più notizie sulla banda. Za scopre così che Carmencita e i suoi parteciperanno a una riunione in casa del banchiere Norton; Za scala una finestra e si introduce in casa del banchiere, proprio quando Carmencita cerca di forzare la cassaforte per impadronirsi del denaro. Carmencita non si spaventa, anzi colpisce l’apache alla nuca e crede di averlo ucciso. La donna e i suoi, vistisi scoperti, fuggono. Una volta a casa, Carmencita racconta a Pablo l’accaduto. Za la Vie origlia dietro la porta, ma un brusco gesto la fa scoprire. I criminali si rendono conto di essere stati spiati, e portano Za la Vie in auto in un castello lontano, dove a notte fonda fanno le loro macabre riunioni. Questo vecchio edificio si chiama Torre delle Rose e un tempo apparteneva alla famiglia dei Saint Laurent, che durante la Rivoluzione, perseguitati dal popolo, avevano sotterrato il loro tesori ed erano fuggiti. “Passano 2 [sic, ma 5] giorni mortali” (br.) senza che Za riceva notizie della compagna, e suppone quindi che sia vittima di Carmencita.
Da qui inizia il frammento superstite. “La sera” (did. 1). Za la Mort va a trovare comare Margot (Léonie Laporte) e le chiede: “Da quanti giorni non è venuta qui? – Sono cinque giorni che non la vedo” (did. 2) afferma preoccupata la donna. Ma Za la Mort promette: “Comare Margot, vi accerto che se non la trovo oggi, domani sentirete parlare di me”. L’apache decide di andare in cerca della domestica alla villa. “Il portiere gli dice che tre giorni prima era stata congedata dalla casa senza conoscere la sua destinazione, cosa che lascia Za confuso” (br.), ma in quel momento arriva la macchina di Carmencita coperta di polvere, e ciò gli fa sospettare che l’autista possa sapere qualcosa: “Za la Mort volendo sapere, aspettò” (did. 3); aspetta che esca di casa e, “A Mezzanotte” (did. 4), lo segue in un luogo appartato, lo aggredisce – “Ora mi dirai, amico, dove hai portata, con l’automobile, la cameriera” (did. 5) –, lo immobilizza schiena a terra, gli sale cavalcioni, infine lo minaccia per sapere dove è nascosta la donna – “O tu parli, o io ti faccio una piccola operazione alle narici” (did. 6) – ed estrae un fiammifero, lo accende e lo avvicina al naso dell’uomo, che spaventato rivela: “L’ho portata alla Torre delle Rose, fuori Porta Majol” (did. 7). Nella scena successiva si vede Za la Vie imbavagliata e legata ad una sedia. Za corre alla torre più veloce che può. Nel frattempo “I cavalieri del Triangolo Giallo stanno giudicando Za la Vie come spia” (br.). Za la Mort una volta arrivato alla torre trova tutte le entrate chiuse. Quindi si arrampica e riesce a introdursi nella prigione, lotta con un guardiano, lo mette fuori combattimento e arriva in un grande salone dove è legata Za la Vie. “Al suo arrivo tutti fuggono” (br.), ma la scena non corrisponde, infatti Za la Mort trova soltanto le sedie ribaltate e la sua compagna ancora legata al centro della stanza: la slega e la prende in braccio ed esce dalla sala. Qui terminano le immagini superstiti.

Pablo, avvalendosi di una mina che aveva preparato nel sotterraneo del castello, lo fa saltare lasciando che nello scoppio gli “Zas” (br.) vengano sepolti.

III. Il ritrovamento misterioso
 “Non c’è male che non muti in bene!, deve aver pensato Za quando nella fuga dallo scoppio trova sotto i suoi piedi un tesoro” (br.). Per contro, Pablo muore tra le rovine. La sua scomparsa non lascia la banda senza direzione, perché Carmencita occulta ai compagni la sua morte e dice che si trova in viaggio. Il tesoro trovato da Za è accompagnato da una pergamena che ne certifica l’appartenenza ai nobili di Saint Laurent. Za travestendosi sotto il nome e le sembianze del milionario Hugues si stabilisce a Parigi con Za la Vie che finge essere sua nipote Nesbith. Da quel momento Za ha due obiettivi: compiere la sua vendetta e cercare i discendenti di Saint Laurent per restituire loro i soldi. Za incarica il detective André di cercare i nobili, mentre lui cerca i nemici. Il Triangolo Giallo continua impunito a commettere i suoi crimini. Viene a sapere che da poco a Parigi è arrivato Hugues, e scatta un sistema di spionaggio per organizzare il grande colpo. Mentre la spia scopre che Nesbith è Za la Vie, Za scopre che il suo stalliere è una spia del Triangolo Giallo, così lo fa prigioniero e lo obbliga a parlare. Scopre che l’invito a un ballo che aveva ricevuto è una trappola. Fa scrivere all’uomo un biglietto in cui dice di accettare l’invito e che si sarebbe travestito con la nipote da Boia bianco. Al ballo assistono due poliziotti avvertiti del colpo, che riescono ad arrestare tutti tranne Carmencita, che riesce a fuggire. Carmencita scappa in macchia e gli “Zas” la seguono, ma Carmencita li stordisce con gas asfissiante e vedendoli scomparire si beffa di loro lasciando un biglietto a forma di triangolo giallo inchiodato su un albero. Nel frattempo André ha scoperto a Roma i fratelli dei Saint Laurent e li porta a Parigi da Hugues, proprio mentre questo torna deluso per essersi lasciato sfuggire Carmencita. Hugues racconta come ha trovato fortunosamente il tesoro, ma in un “gesto virile” (br.) si toglie la falsa barba e si presenta come Za la Mort davanti agli occhi attoniti del detective. In poche parole racconta del suo tentativo di vendetta contro Carmencita. I Saint Laurent offrono a Za parte del tesoro, ma lui accetta solo la somma necessaria per portare a termine la sua vendetta e distruggere definitivamente la banda del Triangolo Giallo.

IV. La rivincita di Za
Carmencita fugge a Londra in una proprietà situata in un luogo appartato fuori città. La sua casa è una “odissea del piacere” (br.) frequentata dalla “buona società in cerca di oppio” (br.). Ha ai suoi ordini Matsumoto, un giapponese malvagio. Saputo che ora Carmencita vive vicino a Londra, Za parte per cercarla. Preso alloggio in un albergo, raccoglie notizie su di lei e desidera prendersi la vendetta “faccia a faccia, come se fosse un normale cliente della fumeria d’oppio di Villa Silencia” (br.). Ma Za, giunto alla villa, è riconosciuto da Matsumoto che, sapendo le sue intenzioni ostili, lo porta in una stanza dove le esalazioni di un braciere addormentano Za. Allora il giapponese si avvicina a Za che dorme e toglie le pallottole dal suo revolver. Poi Za viene portato ammanettato al cospetto di Carmencita, e qui si rende conto che non sta ancora sognando. Ma non perde le speranze perché Za la Vie mascherata da autista ha l’ordine di intervenire entro trenta minuti se non lo vede tornare. Carmencita vuole sedurre Za, ma visto lo stesso sguardo di disprezzo di quella sera al cabaret ordina a Matsumoto di fare quel che vuole della vittima. Za la Vie intanto entra nella proprietà e dalla finestra vede che Za viene torturato. Allora spara a Carmencita e Matsumoto, che cadono a terra. Poi aiuta Za a liberarsi e fuggono da quella casa, dando conto alla polizia di dove si trovano quei banditi. “Quanto sarebbe stata grande la meraviglia di Za se avesse visto che all’arrivo del commissario e degli agenti i cadaveri erano spariti” (br.). Za giura vendetta al commissario, trova i due nella casa, nella lotta Matsumoto muore, Za la Vie è ferita e Carmencita fugge in macchina. Za la segue in moto, ma l’auto precipita dal ponte sul fiume che si sta aprendo. Le acque inghiottono la malvagia e “lasciano solo in superficie un po’ di schiuma bianchiccia a testimoniare la fine della crudeltà senza limiti… e la mano di Dio nel suo giudizio supremo, ha voluto porre fine alle sue innumerevoli imprese castigando con la sua giusta volontà la pazzia criminale di Carmencita” (br.). Za la Vie si cura le ferite e la coppia si gode il meritato riposo, riabilitandosi davanti alla società e dimostrando la purezza dei sentimenti».**

FINE

________________________________________________________________________________________________________________________

* La brochure è edita a cura dell’Agencia General Cinematogràfica, Barcellona 1917.
** La sinossi del serial è tratta dal volume:
Denis Lotti, Emilio Ghione l’ultimo apache. Vita e film di un divo italiano, Cineteca di Bologna, Bologna 2008, pp. 85-89.

La copia in 16mm del frammento è stata donata all’AIRSC da Denis Lotti nel 2017.